Cara mamma,
Finalmente sono tornata a Parigi, questa volta senza di te.
Davanti alla Nike di Samotracia mi sono rivista bambina: la voglia di avventura è rimasta la stessa. Ho riso davanti al “necessaire de voyage” di Maria Antonietta, ho salutato il sarcofago degli sposi e schivato la fila da Monna Lisa.
Ti ricordi le mie foto al Louvre, in posa da ballerina?
Non ho visto la Tour Eiffel, né gli Champs Elysées: ho evitato i luoghi di un altro amore, ma davanti alla Gare de Lyon quelle lacrime le ho lasciate scendere.
Ho scelto Notre Dame e i fumetti che ci hanno disegnato di fronte, mentre un’arpa suonava. Davanti a “les deux Magots” ho pensato ai tuoi occhi che si illuminavano a parlare di Sartre e di Camus. Ho salutato anche Sciences Po, che mi ha insegnato il fallimento. All’Ile Saint Louis mi sono ricordata del nostro aperitivo – “l’aperò”, come lo chiamavi tu – in quel caffè vicino la Senna.
Sarà per la prossima: stavolta è stato una weekend di colazioni, vini, formaggi e croque monsieurs.
Ero venuta per cambiare i ricordi: alla fine, invece, forse voglio portarli (quasi) tutti con me