A Berlino i semafori prima che arrivi il verde diventano arancioni.
Le finestre lasciano intravedere manichini, parole d’ordine per drug dealer e squarci di cielo. La metropolitana passa sopra gli artisti di strada che suonano Rnb e percussioni africane. Guardando l’Oberbaumbrucke penserò sempre a Thomas. Hanno fatto un nuovo murales, rosa e azzurro, a lato dell’Urban Spree.
Ti ricordi? Mesi di passeggiate, di scatole vuote, di mattine blu e cieli tristi. Mi disperavo per un amore, per un lavoro, per una malattia. Tutto non mio.
Vivevo a Kreuzberg, in una zona di gente che non sapeva dove andare, che girava cercando storie, promettendosi passione, e guerra, e sesso. E una vita felice.
Sull’Oberbaumbrücke si continua a suonare sotto le volte di mattoni rossi. Anche stasera i ragazzi che passano hanno i capelli viola, portano giacchetti lunghi e occhiali da sole. Ci sono ancora i punkabbestia, i dark, gli hipster e i fancazzisti. Hanno tutti piercing al naso, al sopracciglio, sulla lingua e sul collo. In parecchi portano un cane e una birra in mano. Su tutti veglia l’edificio della Universal. Si vede la scritta bianca che lampeggia contro noi che balliamo tecno al Watergate.
Lavoravo dall’altro lato della città, a Prenzlauer Berg, dove tutto sembra lo stesso, ma la storia è diversa. É il quartiere di chi dall’erba passa alla cocaina, dei disadattati che hanno avuto un’idea geniale, un paio di amici e un garage. Quelli che conoscevo io avevano una startup e figli biondi con manciate di terra in bocca. Nel tempo libero facevano i dj, sfoderando un’identità sessuale confusa.
Fare sesso è come mangiare: chi vorrebbe sempre la stessa cosa?
A loro invidiavo il latte di cocco, gli hamburger di tofu e i dessert di soya, quel loro veganesimo da copertina, così diverso dalle Shawarma di Kotbusser Tor, dalla libertà di Gorlitzer Park, dai cocktail dell’Urban Spree.
Correvo sempre, in quei mesi a Berlino. Dappertutto. Bevevo birra e ballavo tecno, finché la vita è passata a bussare e mi ha portato via. Ma io sono partita a metà. E anche stavolta è un arrivederci, a questa Berlino che mi ha insegnato a scegliere la mia storia, a mettere la libertà prima di tutto, a smettere di pensare a cosa fosse giusto, a cercare una strada per la felicità. Questa città che mi ha dato il coraggio di farmi i capelli blu, di ballare house e comprarmi fiori. Che mi ha dato la forza di credere di essere abbastanza. Questa città di musica 24/7, di alcool, hippies, tatuaggi e biciclette. Questa città di chi sogna, fugge e non sarà mai a posto.
A Berlino, con amore.